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In der Nachkriegszeit erlebte die Schweiz einen regelrechten Boom im Wasserkraftwerksbau: Zwischen 1953–1971 entstanden 82 Staudämme und in den 1980er-Jahren folgten zahlreiche Projekte für Pumpspeicherkraftwerke. Diese sollten überschüssige Energie – etwa aus Atomkraftwerken – speichern und bei Bedarf wieder abgeben. Doch der Ausbau stiess bald an ökologische und gesellschaftliche Grenzen, wie zum Beispiel beim geplanten Pumpspeicherkraftwerk im Val Madris.
Die Bauherren gingen von wenig Widerstand im unbesiedelten Tal aus. Doch Alphirtinnen und Alphirten sowie Umweltaktivistinnen und Umweltaktivisten machten sich stark und organisierten zahlreichen Protestaktionen. 1995 stoppte das Unternehmen das Projekt wegen ökonomischer Bedenken. Der lokale Widerstand führte 1998 dazu, dass der Bundesrat das Moor im Val Madris unter Schutz stellte und das Projekt endgültig beendete.
Wir sprechen über diesen Abschnitt Schweizer Energiegeschichte – zwischen Aufbruchsstimmung und wachsendem Umweltbewusstsein – mit dem Zeitzeugen Urs Chiara und der Kulturwissenschaftlerin und Publizistin Ina Boesch
Moderation: Marina Amstad, Historikerin und Ausstellungskuratorin
Museumstrasse 2
8021 Zürich
lunedì fino alle venerdì 09:00 - 12:30
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, il fabbisogno di energia elettrica conobbe un incremento massiccio anche in Svizzera. La costruzione di dighe iniziò su vasta scala nelle Alpi. «Progetti del secolo» come la Grande Dixence, ma anche la scomparsa sotto l’acqua del villaggio di Marmorera nel 1954 o ancora il disastro di Mattmark nel 1965 cambiarono radicalmente la vita nelle Alpi. L’installazione video affronta le dinamiche economiche, ricorda le dispute politiche e solleva il tema delle sfide logistiche che accompagnarono tali progetti. Testimoni diretti con esperienze diverse legate all’energia idraulica nelle Alpi raccontano delle prodezze ingegneristiche e delle dure condizioni di lavoro sui cantieri. Descrivono lo sviluppo delle infrastrutture, ma anche gli stravolgimenti nelle loro vite. E ricordano l’opposizione che venne a crearsi contro lo spostamento di interi villaggi e a favore della protezione dell’ambiente.
Il formato
Non tutti gli sviluppi che hanno caratterizzato il recente passato della Svizzera si prestano a essere rappresentati mediante oggetti. Il formato «Esperienze della Svizzera» si concentra di conseguenza sui testimoni diretti. I loro destini e le loro esperienze, di cui spesso non è rimasta alcuna traccia nei testi o negli archivi, offrono al pubblico del museo uno sguardo plurale e ricco di emozioni sulla storia recente della Svizzera. Il tema affrontato cambia ogni anno. Il formato non si avvale di oggetti, ma prevede una grande proiezione immersiva con cuffie audio e una postazione che consente di approfondire l’argomento trattato grazie a informazioni sugli ultimi risultati della ricerca e sul contesto storico-culturale in cui esso si inserisce.